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Idrogeno verde da eolico e fotovoltaico: la transizione energetica

Scritto da Greenergy | 03/10/25 10.52

Idrogeno verde da eolico e fotovoltaico: la transizione energetica

Idrogeno verde e transizione energetica: la nostra visione

Quando parliamo di idrogeno verde, parliamo di una sfida che va oltre la semplice produzione di energia pulita. Immaginiamo un futuro, forse già dietro l’angolo, in cui ogni grande parco eolico o fotovoltaico diventerà un hub energetico completo: non solo elettricità, ma molecole di idrogeno verde pronte ad alimentare industrie, trasporti e città intere.

Questa visione non è fantascienza: entro il 2030 l’Unione Europea punta a produrre 10 milioni di tonnellate di idrogeno rinnovabile all’anno, con altrettante importazioni da Paesi partner. Per raggiungere questo target, però, non basterà costruire nuovi impianti: bisognerà dare più valore all’energia rinnovabile già installata, evitando sprechi e sfruttando l’energia pulita prodotta con il fotovoltaico e con l’eolico per produrre idrogeno da usare come combustibile.

Noi di Greenergy vediamo questa prospettiva come naturale evoluzione della transizione energetica. Oggi gli operatori di parchi fotovoltaici ed eolici conoscono bene il tema del curtailment: nei momenti di sovrapproduzione la rete non riesce ad assorbire tutta l’energia e parte di essa viene persa. Domani, quelle stesse ore potranno diventare il cuore produttivo di un sistema di elettrolizzatori che convertono surplus elettrico in idrogeno verde, la materia prima con cui acciaierie, treni e navi del 2035 continueranno a muovere il mondo.

 

Parchi eolici e impianti fotovoltaici come fabbriche di idrogeno verde

Dal kWh al kg: produzione di idrogeno da rinnovabili

Per capire la portata di questa trasformazione si può partire dall’analisi di un dato tecnico: per produrre 1 kg di idrogeno verde servono circa 50–55 kWh di energia elettrica e circa 9 litri d’acqua deionizzata. Questo significa che un elettrolizzatore da 1 MW collegato a un parco fotovoltaico può produrre, in condizioni ottimali, 19–20 kg di idrogeno all’ora.

Se proiettiamo questo dato sulla produzione annuale, stimando 1.500 ore equivalenti di funzionamento, parliamo di circa 30 tonnellate di idrogeno verde. Numeri che possono sembrare piccoli a prima vista, ma che diventano imponenti quando si ragiona in termini di parchi da decine di megawatt o in configurazioni multi-sito o addirittura ancor più grandi se si pensa ai grandi parchi eolici.

L’impatto non è solo quantitativo: è qualitativo. L’idrogeno verde prodotto in queste condizioni è direttamente collegato alla fonte rinnovabile ed è quindi certificabile e tracciabile dal punto di vista tecnico-legale. Questo è fondamentale perché la normativa europea definisce requisiti stringenti per poter definire l’idrogeno prodotto in questo modo come RFNBO (Renewable Fuel of Non-Biological Origin – combustibile rinnovabile di origine non biologica), e quindi godere di tutti gli incentivi che, ora e soprattutto in futuro, saranno destinati a questo settore.

 

I costi di produzione dell’idrogeno verde e le leve economiche decisive

Oggi il grande interrogativo per chiunque parli di idrogeno verde è uno: quanto costa produrlo?

Il costo di produzione (spesso indicato come LCOH, Levelized Cost of Hydrogen) non dipende però solo dal prezzo dell’energia: anche le ore equivalenti di funzionamento, i costi di investimento e i costi operativi degli elettrolizzatori, i costi di compressione e stoccaggio incidono in modo decisivo.
Un impianto ben dimensionato, integrato a parchi fotovoltaici ed eolici di grande scala, può già oggi avvicinarsi alla soglia competitiva dei 4–5 €/kg, ma la vera rivoluzione arriverà quando, presumibilmente entro il 2030, scenderemo verso i 2–3 €/kg: a quel punto l’idrogeno verde non sarà più un’alternativa, ma la nuova normalità energetica dell’Europa.

 

Incentivi e usi concreti dell’idrogeno verde

L’idrogeno verde non è soltanto un concetto futuristico: già oggi l’Unione Europea ha introdotto strumenti normativi per renderlo competitivo. Tra questi, spiccano le aste della Hydrogen Bank, che offrono un premio economico ai produttori di idrogeno da fonte rinnovabile, e le regole sui RFNBO (Renewable Fuels of Non-Biological Origin – combustibili rinnovabili di origine non biologica), che definiscono i criteri per certificare quando l’idrogeno può essere considerato davvero “verde”. In Italia, il quadro normativo europeo è stato concretizzato nel Decreto FER X, che sostiene la costruzione di nuovi impianti rinnovabili, e nei progetti finanziati dal PNRR, che dedica risorse specifiche alla filiera dell’idrogeno. La cornice è chiara: chi saprà progettare in anticipo impianti di produzione di idrogeno sostenibile avrà un vantaggio competitivo concreto.

Ma dove verrà usato l’idrogeno prodotto nei parchi eolici e fotovoltaici trasformati in fabbriche di combustibile pregiato e sostenibile? Le applicazioni sono già delineate. Nel settore industriale, l’idrogeno verde diventa la chiave per decarbonizzare processi difficili da elettrificare, come la produzione di acciaio con tecnologia DRI (Direct Reduced Iron) o i processi chimici legati a fertilizzanti e raffinazione. Sul fronte dei trasporti, invece, l’idrogeno troverà sbocchi soprattutto nella mobilità pesante: treni e camion alimentati a celle a combustibile sono già in fase di sperimentazione in diverse parti d’Europa.

Concludiamo sottolineando che l’idrogeno gioca un ruolo in parte analogo, ma sostanzialmente diverso rispetto ai sistemi di accumulo a batteria, i BESS (Battery Energy Storage Systems – sistemi di accumulo di energia a batteria): non serve a restituire elettricità al sistema in poche ore, ma a garantire stoccaggio di lungo periodo e a fornire la materia prima necessaria all’industria e ai trasporti. È questa complementarità, a nostro parere, a rendere strategico pensare ai parchi eolici e solari come a fabbriche di idrogeno verde integrate con la produzione diretta di elettricità, in modo da sostenere ancora più fortemente la transizione energetica europea.

Guardando avanti, al 2035, possiamo immaginare un’Europa in cui ogni parco fotovoltaico ed eolico non sarà più soltanto un produttore di elettricità, ma un cuore pulsante di idrogeno verde, integrato nella rete energetica continentale. Non parleremo più di centrali isolate, ma di hub multifunzionali, capaci di generare Kilowattora (kWh) di elettricità e tonnellate di idrogeno, di dare stabilità al sistema e di fornire energia pulita a industrie, trasporti e città.

Noi di Greenergy crediamo che questo scenario non sia un sogno, ma un obiettivo concreto, che richiede fin da ora visione, investimenti e competenza tecnica. E proprio da oggi iniziamo a costruire quella nuova normalità, in cui l’idrogeno verde sarà la chiave di una transizione energetica europea solida e duratura.